GIANNI MANZONE

Una comunità di libertà

Introduzione alla teologia sociale

Edizioni Messaggero, Padova 2008, pp. 573

Una comunità di libertà di Gianni Manzone

 

Nelle nostre società, percepite più come utili repertori di strumenti per l’individuo che non come sedi di prossimità umana, emerge un problema più urgente e radicale di quello della giustizia: la crisi del senso del vivere insieme.
In questa crisi le virtualità umanistiche della religione non sembrano avere spazio di concorso alla qualità delle istituzioni e del legame sociale. Si tende a concepire l’idea di Dio come opzione legittima (o tollerata) di un sentimento privato. La religione è destinata ad uscire definitivamente dalla sfera del discorso di pubblico interes­se? E’ ineluttabile rassegnarsi alla deteologizzazione della prassi sociale dei cristiani?
La proposta dell’autore consiste nel porre alla luce la permanenza della questione teologica all’interno dell’esperienza sociale stessa, esplicitando la presenza di un “bene” che è superiore ad ogni preciso obiettivo culturale e che si configura storicamente come una promessa, che autorizza l’impegno sociale secondo modalità appropriate agli ordinamenti concretamente vigenti all’interno delle società.

Si tratta della prossimità o legame di fraternità già posta, realizzata da altri senza un contratto precedente. Essa costituisce lo spazio da dove un’azione potrà aver luogo,  una tacita `alleanza' quale condizione essenziale perché siano possibile la vita comune e le sue norme. In ogni agire nelle istituzioni e nei ruoli professionali, come fa vedere l’autore,  vi è sempre l’apertura a ciò che è comune e la creazione di uno spazio per l’incontro e il riconoscimento. Una società più umana e giusta non è solo quella dove ci sono accordi più equilibrati e rispettati tra interessi, ma dove ci si riconosce come prossimi o fratelli.

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